Realismo critico e kayak da mare

La realtà del mare e la percezione del kayakista
In mare, la realtà è sempre lì, oggettiva.
Le onde hanno un’altezza, il vento ha una forza, la corrente una direzione.
Eppure, ciò che viviamo su quel mare è profondamente soggettivo.
Un’onda di un metro può essere “divertente” per un esperto e “spaventosa” per chi ha appena imparato a manovrare.
Il dato fisico è lo stesso — ma l’esperienza cambia completamente.
Il modo in cui percepiamo il nostro livello tecnico, la difficoltà di un’uscita o l’ambiente circostante nasce dall’incontro tra due realtà:
una esterna, fatta di fatti fisici;
una interna, fatta di interpretazioni, emozioni e memoria.
👉 È qui che entra in gioco il realismo critico.

Il realismo critico: tra realtà e percezione
Questo pensiero mi è nato riflettendo sul rapporto tra realtà e percezione, come se tra le due esistesse un piccolo angolo di differenza — proprio come la declinazione magnetica, l’angolo che separa il Nord vero dal Nord magnetico.
Approfondendo, sono arrivato al concetto di realismo critico.
Introdotto da filosofi come Roy Bhaskar e sociologi come Margaret Archer, il realismo critico nasce come risposta a due visioni opposte:
- Realismo ingenuo → crede che vediamo il mondo esattamente com’è, senza filtri.
- Costruttivismo radicale → sostiene che ciò che chiamiamo “realtà” è solo una costruzione mentale o culturale.
Il realismo critico invece afferma:
“La realtà esiste indipendentemente da noi,
ma la nostra conoscenza di essa è sempre mediata, interpretata e migliorabile.”
In mare, questo significa riconoscere che le condizioni oggettive — vento, correnti, onde — hanno una loro verità, ma ciò che viviamo di esse dipende da quanto sappiamo leggerle e da come il nostro corpo e la nostra mente reagiscono.
Non c’è contraddizione tra realtà e percezione: c’è un dialogo continuo.
La crescita tecnica e mentale nasce proprio lì, dove l’esperienza soggettiva si confronta con il dato oggettivo.
L’effetto Dunning–Kruger: l’illusione della percezione
Qui entra in gioco un fenomeno psicologico tanto comune quanto sottile: il Dunning–Kruger effect.
Scoperto nel 1999 da David Dunning e Justin Kruger alla Cornell University, descrive un paradosso:
Chi ha poche competenze tende a sopravvalutarsi,
chi è esperto tende a sottovalutarsi.
Nel kayak lo vediamo spesso.
Un principiante che ha appena finito un corso introduttivo si sente “pronto per tutto”.
Un veterano, dopo anni di esperienza e consapevolezza dei rischi, si percepisce ancora “in fase di miglioramento”.
Il mare diventa così uno specchio perfetto delle nostre distorsioni cognitive: riflette non solo la nostra tecnica, ma anche la percezione che abbiamo di noi stessi.
- L’illusione del principiante è confondere fortuna o circostanze favorevoli con competenza reale.
- L’errore dell’esperto è vedere troppo nitidamente la complessità e quindi dubitare di sé.

Il realismo critico come bussola
Il realismo critico ci offre una bussola per navigare queste distorsioni.
Ci invita a mantenere due piani di consapevolezza sempre in dialogo:
🔹 La realtà oggettiva
Il vento ha una forza, il mare un periodo, la pagaia una leva.
Questi dati non cambiano per come ci sentiamo.
🔹 La percezione soggettiva
Ciò che crediamo di poter affrontare è influenzato da emozioni, ego, paure e desideri.
La chiave sta nel non confondere i due piani, ma nel farli dialogare.
Ogni volta che un istruttore o una guida osserva un allievo e lo aiuta a confrontare ciò che sente con ciò che realmente accade, sta praticando realismo critico in azione.
È in questo processo che l’esperienza diventa conoscenza.
È qui che la crescita tecnica si trasforma in maturità cognitiva ed emotiva.
🧘 Mare, mente e umiltà
Il mare è un insegnante severo ma equo.
Non punisce l’errore: lo espone.
E nel farlo, ci mostra quanto spesso le nostre percezioni siano parziali, distorte o eccessivamente fiduciose.
Il kayakista realistico non si chiede solo “come mi sento?”, ma anche “quanto è affidabile la mia percezione?”.
Non si lascia paralizzare dal dubbio, ma nemmeno sedurre dalla sicurezza.
Coltiva una forma di umiltà cognitiva:
la consapevolezza che possiamo sbagliare anche quando siamo convinti di avere ragione.
In sintesi:
Il realismo critico è la rotta interiore che tiene insieme ciò che il mare è davvero e ciò che noi crediamo di essere.
Chi sa navigare tra questi due mondi — con lucidità, umiltà e curiosità — non trova solo equilibrio in kayak, ma nella

Articolo scritto da Giuseppe Debernardi
Giuseppe Debernardi istruttore kayak da mare FICK, Sea kayak Leader British Canoeing, Sea Kayak Coach Livello 3 British Canoeing, GUIDE ISKGA International Sea Kayak Guide Alliance, Coasteering Guide 4 Element.
Certificatore dei livelli SEA KAYAK 1-2-3 per la federazione inglese Paddle UK e quella italiana Fick Pagaia Azzurra ma soprattutto forte appassionato di kayak da mare.